Qualcosa di concreto contro la violenza di genere

La battaglia contro la violenza di genere è soprattutto una battaglia culturale. Dobbiamo combattere il patriarcato, i suoi pregiudizi, i suoi stereotipi, i ruoli in cui pretende di incasellarci. Dobbiamo smantellare l’idea che sia la donna a doversi proteggere, difendere, scappare. Dobbiamo costruire una nuova identità maschile che rifiuti il paradigma della dominazione sul femminile, o su chi in un genere non si riconosce proprio.

Tuttavia, mentre lavoriamo perché questo accada – e servirà tanto tempo – è indispensabile fare qualcosa subito per chi adesso sta subendo violenza. Perché ci sono donne che rischiano la vita ogni giorno di più.

A Campogalliano, la cittadina dove vivo, ci stiamo provando.

L’idea

Durante la preparazione del mio romanzo Sull’orlo dell’abisso avevo lavorato a lungo con Paola Vigarani, Counselor e Vittimologa, referente del centro di seconda accoglienza Lune Nuove (ho raccontato questi passaggi qui), che mi ha introdotto alle dinamiche con cui si sviluppa la VdG nella relazione d’intimità.

Quando, nel giugno 2024, vengo eletto Consigliere Comunale a Campogalliano, Paola mi contatta per propormi un progetto ambizioso, pioneristico, forse mai attuato in Italia: la costruzione di una Rete di Operatori Sentinella, persone formate a riconoscere i segnali della violenza di genere, a instaurare una prima relazione di aiuto con le vittime, a sapere come attivare le strutture competenti.

Per il contrasto alla violenza di genere, mi spiega Paola, non bastano gli sportelli d’ascolto dei centri antiviolenza; non basta il numero di emergenza; non basta la legge e l’intervento delle forze dell’ordine. Spesso le donne non sono in grado di accedere a quei punti di ascolto e allora siamo noi che dobbiamo andare loro incontro, mettendole in condizione di ricevere aiuto e supporto nei luoghi che già frequentano, luoghi che il maltrattante non sospetta. A volte, anche mettendole delicatamente di fronte al fatto che stanno già subendo violenza psicologica, situazione che crea loro una profonda sofferenza, ma di cui potrebbero non aver riconosciuto i contorni.

Il progetto

Appoggio la proposta di Paola con entusiasmo e ottengo immediatamente il convinto sostegno della Sindaca Daniela Tebasti e dell’Assessora alle Pari Opportunità Fania Ferrari. È proprio Fania che, per quanto riguarda l’Amministrazione Comunale, prende le redini del progetto con energia e determinazione.

Ci troviamo più volte – Paola, Fania e il sottoscritto – per definire le istituzioni e le associazioni che vogliamo coinvolgere, tutte quelle che hanno contatto diretto col pubblico: insegnanti delle scuole di ogni grado; farmacisti e medici di base; educatori della Parrocchia; volontari di Auser, Caritas, Protezione Civile, Polisportiva; chi opera nella biblioteca pubblica e nell’Amministrazione Comunale.

L’adesione dei volontari è immediata. Persone di ogni età sono pronte a intraprendere il lungo e articolato corso di formazione con cui saranno preparate a riconoscere i cosiddetti “eventi sentinella” e a instaurare un primo legame che faccia sentire le vittime accolte e supportate. Tra gli appartenenti all’Amministrazione Comunale anche io, Fania, le Consigliere Silvia Gialdi e Sofia Maisto e la dirigente Giulia Domati.

Per realizzarlo, però, servono risorse. Fortunatamente alcune aziende del territorio si dimostrano sensibili al tema e rispondono con entusiasmo, finanziando il percorso formativo. Alcune di queste scelgono anche di inviare loro rappresentanti al corso, per avere “in casa” almeno una persona in grado di riconoscere i casi di violenza fisica o psicologica e di saper intervenire.

Alla fine ci ritroviamo con 25 volontari, un numero significativo e sorprendente per una realtà come quella di Campogalliano (circa 8.000 abitanti).

Con una conferenza stampa, il progetto viene reso pubblico.

Il corso

A dicembre 2024, presso la Cooperativa Lune Nuove, inizia il corso “Oltre il silenzio”.

6 giornate in presenza più 5 incontri online, nell’arco di sei mesi. I docenti sono tanti, tutti esperti in questo campo, tutti bravissimi. In aula alternano teoria ad attività esperienziali, ci stimolano a confronti e condivisioni.

Le giornate si rivelano molto dure: le testimonianze degli operatori e delle vittime ci straziano, ci lasciano pieni di tristezza e di rabbia, ma anche di nuove consapevolezze e del desiderio incalzante di “fare qualcosa”.

Impariamo a riconoscere la discriminazione e la violenza in famiglia e nei luoghi di lavoro; analizziamo il fenomeno dal punto di vista sociale; entriamo nelle dinamiche psicologiche e comportamentali agite dal maltrattante e dalla vittima. Incontriamo la violenza assistita, la vittimizzazione secondaria, lo stalking.

Più importante di tutto, impariamo ad ascoltare senza giudicare, a mostrare empatia, a non “scappare” dalla narrazione della vittima anche quando questa ci fa star male. Ci esercitiamo a reggere il contatto con situazioni che sembrano impossibili da accettare; perché, se non fosse così, non riusciremmo a essere utili alle vittime.

Momenti di una lezione

Come ci sentiamo a fine corso?

Siamo sostenuti da nuove consapevolezze:

  • Ora sappiamo accorgerci della violenza subita anche quando non viene narrata.
  • Ora conosciamo le dinamiche della violenza e riusciamo a sospendere ogni pregiudizio e stereotipo sul fenomeno.
  • Ora siamo preparati a gestire le emozioni che proviamo quando una vittima ci racconta la violenza.
  • Ora siamo capaci di connetterci al vissuto della vittima, in totale empatia e senza giudicare.
  • Ora sappiamo come tendere la mano.

👉 vedi il post originale di Paola su Facebook

E dopo?

Noi Operatori Sentinella non siamo isolati, ma lavoriamo in rete. Condividiamo, ci confrontiamo, ci teniamo aggiornati. Siamo una piccola Comunità.

Oltre agli aspetti pratici di soccorso alle vittime – importantissimi – siamo anche diventati testimoni e divulgatori dei valori e degli strumenti appresi nel corso.

In pochi mesi dall’avvio del progetto, c’è stata l’emersione di una quindicina di casi. Donne che hanno capito che c’è chi le ascolta. È solo l’inizio.

Nell’ambito dell’Amministrazione Comunale nasce un Tavolo dedicato al tema, a cui parteciperanno alcuni di noi, ma anche le Associazioni che supportano le vittime di violenza di genere e le Forze dell’Ordine.

Infine, grazie alla pubblicizzazione del progetto, già altri Comuni ci hanno contattato per avere suggerimenti su come replicare l’iniziativa sui loro territori.

Abbiamo piantato un seme, speriamo di trovare tante altre braccia disposte a farlo crescere. Se vi interessa e volete saperne di più, contattatemi!

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